martedì 26 luglio 2011

Hamsik: "Milan, ti spiego perché non arrivo."

Domani festeggerà il suo ventiquattresimo compleanno. «Ma il regalo da Martina l’ho già ricevuto ­confessa Marek Hamsik. Un lancio con il paracadute da tremila metri. L’ho fat­to prima di presentarmi in ritiro. Nean­che un po’ di paura, solo tanta emozio­ne. Volare è bello». Già, volare. Volare nel cielo dipinto di blu. Perché la carrie­ra del campione slovacco è nata e pro­seguita all’insegna dell’azzurro: quello dello Slovan Brastislava, poi quello del Brescia, quindi quello del Napoli.«Con un’altra maglia non mi sarei rivisto que­st’anno. Voglio disputare un grande campionato con il Napoli e fare bene in Champions. Poi, in futuro, chissà. Ma Napoli è la mia seconda casa». Hamsik si sente un ragazzo nato adul­to. «Ho cominciato da piccolo ed ho vin­to già tanti trofei. Sono diventato capita­no della nazionale slovacca. Ho parte­cipato ad un Mondiale. Ho ancora tan­ta strada davanti a me». Domani si col­legherà con Martina e Christian via Skype. Potrà ricevere così gli auguri ascoltando e vedendo i suoi due amori. Marek e Martina stravedono per Chri­stian che è nato a Napoli,«e presto gli in­segnerò qualche parola in dialetto na­poletano ». Così come stravedevano Ri­chard e Renata quando a soli diciotto anni in casa Hamsik arrivo Marek, suc­cessivamente Michaela.

LE PRIME SCARPETTE - Fu nonno Ivan a fargli trovare nella culla le prime scar­pe da calcio.«Mio nonno andò a com­prarle in Ungheria perché solo lì si po­tevano trovare. Le conservo ancora». Predestinato, a dir poco. Il campione del Napoli dove seguire le orme del pa­dre, fare il calciatore e possibilmente diventare più bravo del papà che pur avendo grandi qualità tecniche era arri­vato fino alla serie B slovacca.«Mio pa­dre è stato fondamentale per me- con­fessa Marek -A quattro anni mi iscris­se al settore giovanile dello Jupie Po­dlavice. Qui ho fatto tutta la trafila. Edin una partita di Allievi segnai 16 gol. Avvenne contro la Dolna Strehova. Ri­mane un record in Slovacchia». Ma pa­pà Richard è stato più severo che dolce: «Mi allenava lui, mi sgridava, mi mar­tellava, mi accompagnava a scuola. Ma io non volevo saperne di studiare. A scuola non ero tanto bravo». A 14 anni andò a fare un provino allo Sparta Pra­ga. Lo presero ma avrebbe dovuto tra­sferirsi anche il papà da Banskà Bistri­ka ed il passaggio sfumò. L’anno suc­cessivo i genitori dovettero rimborsare di tasca propria lo Jupie Podlavice per portarlo allo Slovan Bratislava:«Ricor­do che vendettero una Skoda pur di far­mi approdare in un club dove avrei po­tuto farmi notare e migliorare».

IN ITALIA - A scovarlo in Slovacchia fu Maurizio Micheli che all’epoca lavora­va per il Brescia e che oggi Hamsik ha ritrovato nel Napoli come talent scout. Micheli lo segnalò a Corioni dopo aver assistito ad una qualificazione europea dell’Under 17 slovacca (nel 2003).«Ar­rivare in Italia per me fu una fortuna. Mi ambientai subito. Ricordo di aver se­gnato il primo gol con la maglia del Brescia in una gara di Coppa Italia». Indovinate a chi? Al Milan.«Quanti an­ni hai?», gli chiesero alla fine Braida e Ramaccioni.«Che valutazione ha quel ragazzo?», s’informarono con Corioni. Il patron del Brescia sparò alto:«Più gioca e più salirà di quotazione. Non posso cederlo per meno di cinque mi­lioni di euro». Dietrofront immediato. Qualche anno dopo, invece, volle scom­mettervi Pierpaolo Marino convincen­do De Laurentiis a chiudere gli occhi e procedere.

IL PERSONAGGIO - Hamsik è un tipo tran­quillo. Pochi vezzi: un paio di tatuaggi, tra cui il suo segno zodiacale, ed i capel­li con la cresta:«Li ho sempre portati co­sì, fin da bambino». Ascolta musica Hi Pop e Rnb. Ama fare palestra e giocare a tennis:«Quest’estate ho ingaggiato un istruttore per migliorare. E domenica sfiderò l’addetto stampa Baldari, devo dargli una lezione». E sorride. Non si professa cattolico praticante. Da quan­do è arrivato Christian passa tutto il tempo a giocare con lui.

L’ESTATE DEI MISTERI - «Ero in vacanza e non sapevo che in Italia si fosse scate­nato un putiferio intorno a me- rivela -Non mi è mai balenata l’idea di lascia­re il Napoli. Ne parlavo con Martina al mare e ci chiedevamo: ma questi cosa dicono? Che vogliono da me? Mi sonotrovato coinvolto in una situazione di cui sapevo poco o nulla. Ho lasciato fa­re. Probabilmente hanno anche forzato certe mie dichiarazioni. Ma il mio uni­co pensiero era quello di ritrovare i miei compagni del Napoli ed il mister. Ora divido la camera con Gokhan(Inler, ndi), un altro compagno discreto e ri­servato come me. Ma anche un compa­gno motivato ed ambizioso come me». Sorride e con malizia conclude:«Anche il mister c’era cascato. Un giorno mi chiese che testa avevo... Che testa dove­vo tenere? La solita, fare una grande stagione con il Napoli e stupire anche in Champions League, una competizione conquistata con i denti e che non vedo l’ora che cominci». E Marek è entrato nel cuore dei tifosi, più di ieri, meno di domani.

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